La farinata

Sembra facile!

Furteggio ancora una volta il computer delle figlie, per lasciarvi un saluto. Ed un cibo caldo e consolatorio, dorato e fragrante. Ancora un cibo di strada, che a me piace così tanto; da gustarsi, rigorosamente caldissimo, anzi bollente, rigorosamente con le dita, magari passeggiando per i vicoli ripidi e suggestivi di questa mia città in salita, tortuosi e un po’ scoscesi, tutti protesi al mare, profumati di vita.

La farinata è un cibo povero, genovesissimo, ma che nello steso tempo ricorda quelli di tanti luoghi del mediterraneo: le panelle siciliane, la cecina toscana, e chi ne ha tradizione ce la racconti, per favore!


(foto comune)

Un tempo a Genova si trovavano numerose friggitorie: piccoli, piccolissimi locali, dove si vendeva la farinata calda, cucinata in enormi “testi” di rame. Ne compravi un cartoccio e lo portavi con te, nel freddo dell’inverno ventoso, riscaldandoti le mani con l’oro bollente e croccante. Oppure ti sedevi ai piccoli tavoli di marmo e ghisa, una tovaglietta di carta-straccia, quella gialla, spessa, un bicchiere di vino rosso. E potevi star lì per ore, a chiacchierare con gli amici, a parlare di politica, o a discutere su un film; e il “fainotto”, il proprietario del locale, veniva magari a bersi un “gotto”, prima di farti il conto con il lapis sulla carta gialla, decorata d’unto e di vino.
Oggi, ma che ve lo dico a fare!, a Genova ne son rimasti pochissimi, di questi localini fatti di una stanza fumosa, piastrellata di unto e salsedine, attraversata da voci antiche, da musica di De Andrè!

E la farinata ho provato a fare l’altra sera, una sera un po’ così, una di quelle in cui ti senti un po’ nostalgica, quando il peso dei giorni ti avvolge, come un’onda densa e grigia di malinconia, e non è facile respirare.

Questo post partecipa al bellissimo contest sullo Street food Italiano, di Rossa di Sera

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Farinata (Fainà).

farina di ceci, 300g
olio e.v.o., ca 1 dl
acqua, 900 g
sale

In una ciotola ampia mettete la farina di ceci, poi versatevi l’acqua e mescolate bene con la frusta, fino ad ottenere una colliccia liquida, senza grumi. Salate e lasciate riposare almeno 4 o 5 ore. Prima di impiegarla togliete la schiuma che si forma a fior d’acqua.
Ungete abbondantemente il testo di rame ( o una teglia rivestita di carta forno) versatevi il composto passandolo al setaccio e fatelo correre tutto intorno ai bordi, inclinando adagio il testo, con un movimento lento e rototario, così da far affiorare l’olio e uniformare lo spessore, che non deve superare il cm.
Se non riuscite in questa tecnica antica, potete mescolare bene l’olio e la crema di ceci, dopo averla versata nel tegame.
Mettete in forno molto caldo (250°) e aspettate che abbia formato la crosticina croccante e dorata: basteranno una decina di minuti. La parte superiore sarà croccante, la parte inferiore morbida, asciutta e lucida.
Servite calda.

 

 

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