Solstizio.
Tutti noi stiamo attendendo il Natale, chi come altissimo momento religioso, chi in chiave più mondana, nell’aspettativa di doni e cene luculliane.
Pochi ricordano come in questi giorni accada qualcosa di straordinario e di magico: un evento cosmico che ha assunto un alto valore simbolico, quello che è comunemente conosciuto come il Solstizio d’Inverno.
E’ la celebrazione delle nozze della notte più corta con il giorno più lungo: la rinascita del mondo ed appartiene, in forme giustamente diverse, alla spiritualità di tutte le religioni del mondo.
Già in epoca preistorica e protostorica venne celebrato presso le costruzioni megalitiche di Stonehenge, in Gran Bretagna, di Newgrange, Knowth e Dowth, in Irlanda o attorno alle incisioni rupestri di Bohuslan, in Iran, e della Val Camonica, in Italia,.
Ne parlò Eraclito di Efeso, fu cantato da Omero, nell’Odissea e da Virgilio nell’Eneide.
I Gallo-Celti lo denominarono “Alban Arthuan” (“rinascita del dio Sole”); i Germani, “Yulè” (la “ruota dell’anno”); gli Scandinavi “Jul” (“ruota solare”); i Finnici “July” (“tempesta di neve”); i Lapponi “Juvla”; i Russi “Karatciun” (il “giorno più corto”)”.
In questo periodo, quasi tutti i popoli hanno sempre celebrato la nascita dei loro esseri divini o soprannaturali: in Egitto si festeggiava la nascita del dio Horo e il padre, Osiride, si credeva fosse nato nello stesso periodo; nel Messico pre-colombiano nasceva il dio Quetzalcoath e l’azteco Huitzilopochtli; Bacab nello Yucatan; il dio Bacco in Grecia, nonché Ercole e Adone o Adonis; il dio Freyr, figlio di Odino e di Freya, era festeggiato dalle genti del Nord; Zaratustra in Azerbaigian; Buddha, in Oriente; Krishna, in India; Scing-Shin in Cina; in Persia, si celebrava il dio guerriero Mithra, detto il Salvatore ed a Babilonia vedeva la luce il dio Tammuz, “Unico Figlio” della dea Istar, rappresentata col figlio divino fra le braccia e con, intorno al capo, un’aureola di dodici stelle.
Nella Romanità, in una data compresa tra il 21 e il 25 dicembre, si celebrava solennemente la rinascita del Sole, il Dies Natalis Solis Invicti, il giorno del Natale del Sole Invitto
.La celebrazione del solstizio d’inverno si diffuse rapidamente in tutta Europa e nacque così nelle campagne la festività di Yule, legata alla celebrazione del sole e della madre terra che si prepara, riscaldata dai primi raggi, alla futura semina.
Tra i vari temi legati a Yule il principale è quello della battaglia tra il vecchio Re dell’Agrifoglio, simbolo di oscurità e di vecchiaia, e il giovane Re della Quercia che simboleggia la luce del nuovo anno.
Il vecchio sovrano viene simbolicamente ucciso e il giovane Re prende il suo posto sul trono per governare.
Con il rito del ceppo di Yule si perpetua ogni anno, oltre alla tradizione di stringersi tutti attorno al fuoco, anche questa antica e ripetuta battaglia.
Nel calendario giuliano, il giorno del Solstizio è fissato al 25 Dicembre e coincide quindi con la nascita di Gesù, “Sole di giustizia”!
Questo è il momento in cui, quando la notte diviene padrona e il buio totale, è necessario mantenere accesa la fiamma della Fede, che al mattino, con l’alba, diverrà trionfante. Il Sole ritorna sempre, e con lui la vita. Soffia sulla brace ed il fuoco rinascerà”.
In questo giorno breve, nell’attesa di domani, gustiamoci questa torta speziata, profumata e deliziosamente golosa. Coperta da un topping al formaggio, nella sua versione tradizionale, o con questa glassa allo zenzero, piccantina e provocante.
La ricetta della torta è di Laurel Evans. La glassa l’ho invece pensata io per sostituire il formaggio che, si sa, non mi piace per niente!
Carrot cake with ginger royal icing.
175 g di farina
1 cucchiaino di lievito in polvere
1/2 cucchiaino di bicarbonato di soda
3/4 di cucchiaino di cannella
1/4 di cucchiaino di noce moscata in polvere
1/8 di cucchiaino di chiodo di garofano in polvere
1/4 di cucchiaino di sale
200 g di carote grattugiate non troppo finemente
200 g di zucchero
2 cucchiai di succo d’arancia
2 uova
175 g d’olio d’arachidi (io uso l’olio evo ligure)
Per il ginger royal icing
300g di zucchero a velo
1 albume
1 cucchiaio di succo d’arancia filtrato
1 cucchaino (o più, a piacere)di succo di zenzero spremuto
Riscaldate il forno a 180°C
Imburrate uno stampo dai bordi alti(23 cm di diametro)
In una terrina mescolate la farina, il lievito, il bicarbonato, le spezie e il sale.
Lavorate lo zucchero con le uova e il succo d’arancia,finché il composto diventa uniforme e spumoso. Continuate a sbattere versando a filo l’olio, finché il composto è chiaro e ben amalgamato.
Incorporate le carote e il composto con la farina, finché il tutto sarà omogeneo.
Versate l’impasto nello stampo imburrato.
Infornate e lasciate cuocere per circa 35-40 minuti, poi lasciate raffreddare prima di togliere dallo stampo.
Ginger royal icing.
In una ciotola, montate leggermente l’albume, unite lo zucchero a velo, il succo d’arancia filtrato e il succo di zenzero, ottenuto spremendo, con uno spremi aglio o anche nel passapatate, un pezzo di zenzero fresco e tagliato a fettine.
Mescolate bene e versate la glassa sulla torta o sulle singole fette.
Se invece preferite la copertura tradizionale preparate la
Glassa al formaggio.
225 g di Philadelphia ammorbidito
100 g di zucchero vanigliato
50 g di burro
1cucchiaino di scorza d’arancia grattugiata
Frullate il Philadelphia con il burro fino ad amalgamarli. Circa 5 secondi Unite zucchero a velo e frullate fino a che il composto è liscio, circa 10 secondi. Unire la scorza d’arancio.