Nonna in vista! ops, in visita!
No, perché, come ben sapete, mia mamma non cucina. Almeno non volentieri, e in caso, solo per la sopravvivenza. Avrete a noia, ormai, le descizioni dell’eco che si propaga nel suo frigo, con l’unico mezzo limone languente, il bicchiere di latte e, proprio in caso di scorpacciate in vista, lo spicchio di formaggetta depressa.
Ma se è a pranzo fuori, vuol mangiare. Tanto e, possibilmente, bene. Nel senso che, verbalmente, non pretende nulla, ma ti obbliga moralmente a presentarle piatti all’altezza della sua aspettativa. Alta, non c’è che dire.
“ciao, nonnina, come stai? Dai, vieni a pranzo da noi?”
Ah, trepida inconsapevole dolcezza di nipotina…l’avrei strozzata!
Avete in mente una mattinata in cui coesistono inspiegabile assoluta pigrizia, incipiente mal di testa, pila di libri e riviste di cucina da verificare e poi riporre, ziqqurat di panni da stirare, manto intricato del cane, che neppure la selva incantata di Saron, da spazzolare..e soprattutto, frigorifero che lancia segnali strazianti di solitudine ed abbandono.
Sono quasi le undici. Dopo aver previsto per la fotografa atroci torture, ci organizziamo come un battaglione di Guastatori dei Marines (ci sono i Guastatori, nei Marines? mah..)
Una riordina velocemente (ma perché in un giorno di vacanza ci si deve sentir colpevoli per non aver passato l’aspirapolvere o aver dimenticato le pantofole sotto il divano del salotto?), l’altra apparecchia la tavola con una bella tovaglia e le posate d’argento e i bicchieri di cristallo (che gioia, non vanno in lavastoviglie, così so cosa fare nel tardo pomeriggio!) e io apro il frigo e… mi vien da piangere.
Per il secondo sono salva: niente vette da stelle Michelin, ovviamente, ma sbatto un filetto in forno, e si fa da solo. Ma cosa caspita faccio di primo?
Un risotto, il riso c’è, l’ho comprato l’altro giorno!
La nonna è arrivata. Ma perché ricorre l’immagine dei Marines? Questa volta è quella del sergente in ispezione…e lo sguardo inquieto va a controllare che tutto sia al suo posto, dalle scarpe lucide alle brande…pardon i letti, rifatti e ordinati. La tavola è deliziosa, il risotto viene gradito, eccome, il filetto buonissimo, il vino piace.
Non hai fatto un dolcino, così per finire….
Baro spudoratamente. ma certo…ora vado a prenderlo …ma questa è un’altra storia..ve la racconto domani!
Risotto con i cardi e piccola fonduta di parmigiano al pepe nero.
350g di riso Carnaroli
2 cardi gobbi
2 cucchiai di farina
il succo di mezzo limone
1 scalogno
60g di burro
olio evo
1/2 bicchiere di grappa (o vino bianco secco)
Brodo, circa un litro
una noce di burro e due cucchiai di parmigiano per mantecare.
Per la fonduta:
180g di parmigiano grattugiato
3 cucchiai di latte
3 cucchiai di panna
pepe nero in grani
Pulire i cardi, toccandoli il meno possibile con la lama del coltello. Eliminare le coste sciupate e i filamenti, tagliarli a pezzi e mano a mano tuffarli in acqua fredda acidulata con il succo del limone. Portare ad ebollizione abbondante acqua salata, miscelare due cucchiai di farina, poi tuffatevi i cardi, lasciandoli cuocere circa 10 minuti. Scolateli, tagliateli a cubetti e teneteli da parte.
In un tegame, sciogliere il burro con un filo d’olio evo. Rosolare dolcemente lo scalogno tritato, unire il riso e farlo tostare. Sfumare con la grappa(o il vino bianco), unire i cardi e poi il brodo. Portare a cottura.
Mentre il risotto cuoce, preparate la fonduta.
Scaldate in un pentolino la panna con il latte, unite il parmigiano e mescolate bene, faccendo cuocere pochi minuti in modo che la crema non si strappi. Pestare il pepe nero nel mortaio, lasciandolo un po’ grossolano.
Mantecare il risotto con burro e parmigiano.
Impiattare con l’aiuto di un anello di circa 10 cm, nei piatti individuali. Coprire con la fonduta al parmigiano, unire un poco di pepe nero pestato e un giro di pepe nero di mulinello.