Pacchi e pacchetti.
Le gambotte della bimba dondolavano, chiuse nei calzettoni traforati bianchi, sotto il tavolo dell’ariosa cucina.
E poi, zia?
L’onda dei capelli scuri, un po’ cotonati, spinta indietro dalle belle mani, l’anello antico di corallo, il lampo di luce bruna negli occhi ridenti.
E poi …l’uovo. Lo apriamo qui…
Ora abbiamo tutto, zia?
C’era fiducia, attesa ed immenso amore, nella voce della bimba. I codini stretti nei fiocchetti di raso, le mani paffute, che tormentavano il ciuffo di maggiorana profumata.
Si, tutto. Ecco stendiamo la foglia …così.. Ora mescoliamo qui la carne e…
Zia, posso fare io? Spiaccico io la carne.. e le mani della bimba si infilano nella grande ciotola gialla, intrecciandosi e scontrandosi con quelle della giovane zia, giocando a rubare pezzetti d’impasto
Ridono le due, nella cucina luminosa, solo poco più adulta la zia della nipotina.
Ma la finite, monelle?
E lo sguardo della nonna è più birichino di quello delle due, ora intente a disporre il ripieno. Un giro di spago bianco
Faccio io il fiocco, faccio io il fiocco! Lo so fare!!
Poi i pacchetti finiscono nel grande tegame smaltato di verde.
Nonna e ora?
E ora si balla!
E la nonna solleva la bimba, la stringe forte e comincia a farla piroettare in un valzer gioioso. Anche la zia balla con loro. E accompagna, con la sua voce da contralto, il canto allegro
Kom lilla flicka, valsa med mej
La bimba ride, stretta nell’abbraccio impetuoso, e ha negli occhi il pulviscolo d’oro che volteggia leggero nella cucina, nei raggi caldi del tramonto. Negli occhi e nel cuore.
Mia nonna Lucia, nata e cresciuta in Scandinavia, ha vissuto tutta la sua vita da adulta qui in Italia, in Sicilia e in Liguria. E’ logico che alcuni dei piatti svedesi che ci preparava risentissero del gusto italiano, e spesso ligure, a cui noi eravamo abituati. I suoi Kåldolmar non sono quindi fedeli agli originali, quelli che si mangiavano in casa Estlander, cotti con crema di latte. Qui, l’uso di prezzemolo o maggiorana e sugo di pomodoro ne denunciano chiaramente la contaminazione mediterranea.
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Kåldolmar (involtini di cavolo) come si facevano a casa di mia Nonna Lucia
Una piccola verza
300g carne tritata di manzo
Un uovo
Maggiorana (o prezzemolo)tritata
½ spicchio d’aglio tritato finemente
Due cucchiai di parmigiano grattugiato
Uno scalogno
Cognac
Salsa di pomodoro, due mestoli
Brodo di carne o vegetale, 2 mestoli
Sale pepe
Sfogliare la verza delicatamente. Sbianchire le foglie esterne, poi passarle in una ciotola con acqua gelata e distenderle su un canovaccio ben pulito.
Tritare il cuore della verza e stufarlo in padella, con poco olio e uno scalogno tritato.
In una ciotola disporre la carne trita, la maggiorana e l’aglio, la verza stufata, il parmigiano, sale e pepe.
Preparare delle polpettine e disporne una su ogni foglia di verza sbianchita.
Chiudere la foglia a pacchetto, fermare con spago bianco .
Disporli in una casseruola larga, con olio e poco burro caldo. Farli cuocere pochi minuti, sfumare con uno spruzzo di cognac, coprire due mestoli di brodo e due di salsa di pomodoro e far cuocere per circa 30 minuti.
Servire con patate bollite. Io li ho accompagnati a gnocchi passati in burro e maggiorana.