Un week end a Catania
Chiariamo subito! Se volete un post sulle bellezze artistiche, architettoniche, naturalistiche di Catania (e ce ne sono moltissime: meritano un lungo tranquillo soggiorno, che io ho già avuto modo di compiere l’anno scorso ) non andate oltre!
Il mio lungo week-end catanese è stato all’insegna della cucina e del cibo! Dapprima nella preparazione della festa di compleanno dell’Anonima Etnea, di cui vi ho già detto, poi in piccoli assaggi e curiose incursioni in pasticcerie, bar, negozietti, putìe, chioschi. Una meraviglia!
La giornata inizia nel cuore della città barocca, a pochi metri da piazza del Duomo, dove la bellissima piazza San Placido accoglie un negozio affascinante e indimenticabile: I Dolci di Nonna Vincenza.
Entriamo dalla raffinata porta a vetri
e ci troviamo a respirare un’aria di casa, di interno borghese di fine Ottocento:
nel laboratorio
e un’aria profumata di vaniglia e di cannella.
Usciamo, a malincuore, ma dopo aver fatto abbondante scorta di delizie.
Lì accanto, affacciata su Piazza San Placido,
un’ antica cereria, che produce artigianalmente candele, torce a vento e i ceri pesantissimi per la Festa di S.Agata, che possono arrivare a superare i 100 kg e devono essere trasportati rigorosamente a braccia! Accesi, ovviamente!
Scendiamo verso l’antica piazza Alcalà, oggi piazza Borsellino, costeggiando lo splendido imponente Palazzo Biscari (forse l’avete visto anche voi…è stato recente location del film I Vicerè).
Pochi passi ci separano dalla Pescheria, l’antico mercato del pesce di Catania, sorto accanto agli Archi della Marina.
Qui si viene letteralmente avvolti dallo “sciauro”, dalle voci, dai colori, dal fascino antico e netto di un quadro neorealista.
Nelle viuzze accanto si snodano i banchi di verdura, di carni e di formaggi, di spezie e frutta secca,
e stazionano venditori improvvisati di frutti di mare crudi!
La sera si cena nella bellissima Piazza Federico di Svevia,in una putìa, la tipica trattoria catanese:
carni alla griglia, preferibilmente di cavallo od agnello, precedute da antipasti tipici: olive cunzate, verdure grigliate, cipollotti avvolti dalla pancetta, arancini, ecc.
L’atmosfera è gaia, brusca e vitale. Si mangia su tovaglie di carta, il profumo dei cibi è avvolgente ed intenso, le voci dei clienti chiassose: accanto a noi cena la gloriosa squadra di rugby della città, una gioia per la fotografa, grandissima tifosa di questo sport!
E dopo cena, una passeggiata lenta ci porta ai chioschi di Piazza Umberto.
“Chi fai stasira?”…”Chi sacciu..intantu minni vaiu o’ ciosco, a piazza Umberto…!!”
I giovani catanesi sono affezionati ai chioschi: i più famosi sono quelli di Piazza Umberto (piazza Vittorio Emanuele III, lì ce ne sono due: Giammona e Vezzosi
La storia dei chioschi a Catania si perde nel tempo… e trova sicuramente origine nei venditori ambulanti di “acqua e e zammù”, cioè acqua e anice, che tenevano in fresco l’acqua in posti “ombrosi” strategici delle città.
Luoghi storici, hanno forma esagonale con un tettuccio in legno: su ognuno dei lati si apre una finestrella con tanto di appoggio da cui è possibile ordinare, bere e ripararsi dal sole poiché ognuna di queste aperture è anche dotata di una piccola tettoia.
La bibita tradizionale è sicuramente seltz, limone e sale… che consiste in una spremuta di limoni in acqua gassata, con aggiunta di seltz ,ed una cucchiaiata abbondante di sale…non arricciate il naso …è una delizia! Dissetante e gradevolissimo! La passione estiva di mia figlia maggiore, quando aveva due o tre anni, era “Acqua e momone coi bibidi! “(acqua e limone con i brividi n.d.t. cioè acqua, limone e sale, appunto! E non era mai stata in Sicilia!)
Un’altra bibita molto in voga è limone , mandarino e selz, che coniuga splendidamente l’aspro del limone ed il sapore dolce del mandarino.
E poi ancora il tamarindo con limone, profumato e digestivo.
Tra i vari sciroppi quello al mandarino verde è l’ultima novità.
A notte fonda, ttraversiamo il dedalo di viuzze della città vecchia, tornando verso casa, e siamo certe di essere sulla strada giusta.