Un dolce antico di mele e il profumo di un ricordo.
Camminavano i fila indiana, due donne e due bambine. Scarpe pesanti e calze di lana. Una delle donne era giovane, i capelli neri raccolti, i calzoni di fustagno scuri e lo zaino pesante a gravarle le spalle. La più anziana aveva il passo lento e costante, forte per la sua età, gonna di velluto a coste, lo sguardo limpido, una camicia chiara dalle maniche rimboccate.La più piccola delle bambine, codini stretti, passo svelto, correva avanti e poi, con uno scarto brusco, tornava indietro dalle donne, ridendo un po’ affannata, come un cucciolo lasciato libero di scorrazzare nei prati: faceva così il doppio del cammino, nella luce dei campi e nell’ombra bruna e umida dei boschi. Il sentiero saliva, ripido, scosceso: avevano lasciato gli alberi più in basso, qui erano rocce grigie e friabili, licheni e cespugli irti di ginepro, che pungevano le mani, mentre si raccoglievano le bacche scure e profumate. La più grande delle bimbe aveva treccine scure, che spuntavano dal fazzoletto fermato sulla nuca, blu a piccoli fiori bianchi, mentre quello della sorella più piccola era rosso, con motivi di stelle alpine. Si arrampicava un po’ controvoglia, su per il crinale, il barattolo delle bacche stretto in mano, sognando l’ombra dell’albero, lassù, e il libro che custodiva nello zaino.
La donna più anziana iniziò a cantare e le bimbe seguirono la nonna, salendo più leste e già ridenti. Davanti alla casa di pietra grigia, chiusa da cento anni, si apriva un piccolo prato appeso sullo strapiombo: il vecchio ghiacciaio era là sotto, ai piedi della grande, possente montagna bianca. Le donne aprirono gli zaini; ne uscirono cibi preparati all’alba, nella cucina della piccola casa, nel paese che ospitava quella loro estate.
Quando ho trovato la ricetta, nel quaderno rifasciato da carta marrone, su cui la nonna custodiva i suoi appunti di cucina, questi sono stati i ricordi di quell’estate valdostana. Il canto della nonna, il passo forte di una mamma giovanissima e le corse da cucciolo della mia sorellina. E quella potenza, antica, eterna, della grande montagna.
Questo dolce è di una bontà assoluta. Non potete fare altro che provarlo. O ve ne pentireste!
Questa ricetta è per L’Abbecedario Culinario: Valle d’Aosta
Dolce di mele renette
quattro mele renette mature
500g circa di pane integrale a fette
mezzo litro di latte
100 grammi di burro
120 grammi di zucchero
due uova
mezzo limone
zucchero a velo
Sbucciare le mele e tagliarle a fette sottili; riunirle in una ciotola, cospargerle di zucchero e bagnarle con il succo di limone.
Imburrare le fettine di pane, disporre un primo strato nella tortiera, e ricoprire con uno strato di fettine di mele. Ripetere l’operazione a vari strati fino a completare la tortiera. Sbattere due uova intere e unirle al latte tiepido e allo zucchero rimasto . Versare il preparato nella tortiera.
Cuocere per circa trenta minuti in forno caldo (180°) lasciare intiepidire e capovolgere la torta su un largo piatto.
Cospargere di zucchero a velo
Comments 11
e io posso testimoniarne la bontà e la “coccolaggine”…..
Antonia
che memoria Pat, anzi in questo caso Dada,persino l’esatto colore dei fazzoletti che mamma ci metteva…..e che male alle dita per raccogliere il ginepro”fate voi che avete le ditana piccole”…..e la casa abbandonata……:D
che bel post! Le ricette legate ai ricordi sono sempre le migliori
Carissima, amo le torte di mele e questa devo assolutamente provarla…e come te sono presa dai ricordi quando ne mangio una 🙂
un abbraccio e domani pubblico il post per il libro
Che bellissimo post..è davvero ricco di emozioni!
Inoltre complimenti per la ricetta! Io non posso che adorarla, data la mia passione dolce e il mio amore per le mele..buonissima!
Patrizia… non ho parole… una ricetta meravigliosa, che prevedendo MELE è già nella mia lista personale dei dolci preferiti… e che farò ASSOLUTAMENTE!!!! ma poi… accompagnata da un ricordo dolcissimo che mi fa sprilluccicare gli occhi di commozione… :*)))
Grazie… davvero! ^^
Un abbraccione!
PS: mi raccomando, per le prossime ricette dell’Abbecedario, lascia il commento al post orginale del blog ospitante ^^
Aiù ha recuperato il tuo, dal blog dedicato all’Abbecedario e ho già sistemato! ^^
Bello il racconto e la torta assolutamente da provare.
Sono contenta di averti conosciuta.
A presto. silvia
Author
@Antonia: Finita in battibaleno…anzi balena…me la sono mangiata tutta!!! 😉
@Lella: <3
@Monica: vero? Ma sai che questo dolce per me ha avuto proprio un effetto proustiano :))
@Anna Maria: Grazie cara!!
@Kika: Le ricette con le mele devono scatenare qualche ancestrale ricordo, qualcosa di primordiale: ci comunicano subito un senso di benessere:)
@Gata: Ma che pasticciona sono??? Uff! ora vengo a vedere cosa ho combinato...sono un po' una bestia! A mia discolpa...ero sottosopra per l'uscita del libro 😉
Scusami, Gata! Giurin giuretta, la prossima volta sarò più attenta!
@Silvia: Anche io!! Un abbraccio grande!
i dolci presi dai quaderni delle nonne o delle mamme hanno sempre un sapore migliore!
bellissimo post!
Anche la mia mamma lo faceva aggiungendo uvetta e pinoli. Per me è IL dolce e anche per mio figlio. Non faccio in tempo a tirarlo fuori dal forno che parte all’assalto. Sarà il profumo , sarà la morbidezza, sarà l’aspetto un po’ stropicciato da dolce casalingo ma noi ne andiamo pazzi. Buona serata, Rosanna
PS ho già raccolto un po’ di prenotazioni e domani il mio papà parte con i volantini da appendere alla sua associazione di volontariato :o))
Ora ci siamo tutte!!! Ho aggiornato la A: http://abcincucina.blogspot.com/2012/02/come-aosta.html!
Grazie per aver partecipato!
Aiuolik