U tuccu.
Aveva mani grandi, forti e gentili; voce tonante, mai sgarbata. Passava la lucidatrice, di domenica, e lavava i piatti che una moglie stizzosa e lamentevole “non si sentiva” mai di fare. Aveva lavorato duramente tutta la vita e raccontava volentieri di cantieri e ferrovie, di uomini e cose, di amici e compagni di una guerra che si legge sui libri ed era carne e macello, in cui lui ricordatelo bene, ninin non era mai stato un’eroe : e lo diceva con fierezza, mentre mostrava medaglie annerite, dal nastro sciupato, e diceva di dolore e decimazioni, di soldati allo sbando e ufficiali vili, di chi fuggiva e chi cadeva sotto i colpi di cannone o sotto le zampe dei muli.
La domenica si alzava presto e preparava il pranzo: cibo dalla lunga cottura, lento e profumato, nelle pentole di coccio. Fettuccine tagliate a mano, arrosti succulenti. A Natale, i suoi ravioli inimitabili, conditi con il tocco, u tuccu, il sugo sapiente che tante volte mia sorella ed io abbiam provato a rifare e che si, è quasi quello del nonno Nanni, ci assomiglia, pare… ma non è proprio il suo. Manca qualcosa, forse. Lui.
A Sabrina, amica dolcissima e affettuosa, che vedo purtroppo così raramente, per il suo bellissimo primo contest!
Il tocco alla genovese del Nonno Nanni.
500g ca di carne da sugo (il taglio consigliato è quello tra il collo e l’inizio delle costate, detto a Genova matamà)
1 cipolla
1 carota
1 gambo di sedano
1/2 bicchiere di olio d’oliva extra vergine
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
1 scatola di pelati
½ bicchiere abbondante di vino rosso
una manciata di funghi secchi
una manciata di pinoli
brodo di carne q.b.
1 foglia di alloro q.b.
aglio e rosmarino per steccare
sale e pepe q.b.
Steccare la carne, infilando profondamente qualche rametto di rosmarino e qualche pezzetto d’aglio.
In una larga casseruola, meglio di coccio o di alluminio, rosolare nell’olio evo la cipolla, la carota e il sedano. Aggiungere la carne e rosolare bene, a lungo, finché è ben dorata. Aggiungere i funghi, rinvenuti in acqua fredda, la foglia d’alloro e i pinoli. Bagnare con il vino rosso e far ridurre.
Aggiungere ora il concentrato di pomodoro, mescolare bene, poi unire i pelati, passati al passaverdura (se unite la passata credo sia lo stesso, ma il nonno usava solo i pelati!)
Fate cuocere pian piano, lentamente, senza fretta, a fuoco bassissimo. Deve stufare con calma, quattro, cinque ore. Con pazienza e amore rigirate la carne, ogni tanto, bagnando con brodo caldo, ma non troppo.
Perfetto per condire i ravioli fatti in casa o le fettuccine, rigorosamente impastate a mano. La carne, morbidissima, è un secondo gustoso, magari accompagnata da patate arrosto o purè.
La casseruola in cui ho cucinato il tocco era della mia bisnonna: è dei primi del ‘900. Il nonno l’ha usata per ogni tocco che ha preparato. Aveva un manico in legno, un tempo, cicciotto e chiaro, ormai distrutto da anni di uso e bruciature varie.
Comments 13
giuro che questo weekend ci provo………….mi verra’ un disastro!!!!!!!!!!!!!!
Meraviglioso, un ponte tra nord e sud, tra U Toccu e O Raù
I sapori della memoria hanno sempre un fascino particolare.
Complimenti per la delicatezza di questa introduzione di post.
Tesoro…<3 <3 <3 , hai pensato ad una cosa così dolcemente intima e privata per me…grazie. Spero di meritarla. Squisito.
Prometto che ci vedremo presto, a maggio sicuro mi sa…ma spero anche prima. Nel frattempo, ti abbraccio e di a Rurù che è sempre più brava.
Un basin.
Anche quello che faceva mia madre non è lo stesso che faccio il, parola di genero!!!!!!
La ricetta è bellissima, ma è il preambolo a conquistarmi
stupenda questa foto!!!
Che bella ricetta!! La vedo proprio adatta al mio contest!! ho visto che ne hai di diverse, perchè non partecipi!! basta che ripubblichi 😉
http://leleccorniedidanita.blogspot.it/2012/05/geografia-in-tavola-ricette-ditalia-il.html
Io ho già pronte le ricette per il tuo di contest 😉
Grazie tante 😉
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@Danita: Grazie per l’invito!! Volentieri!
Io non credo che questa sia la ricetta originale, quel che sono sicuro è che la carne non va steccata, il pezzo del muscolo và benissimo, va cotto a fuoco lento per almeno 4 ore, ci và il concentrato e i funghi non centrano niente. I pinoli ci sono e mi ricordo che la carne deve essere leggermente attaccata, non bruciata ma un pò attaccata alla pentola.
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@Gianfranco: Ciao. Come dico nell’introduzione, e nel titolo, la ricetta è quella del Tocco di mio nonno Nanni: come senz’altro sai, la cucina italiana è cucina di famiglia: una ricetta che si tramanda da generazioni ha senz’altro dignità. E poi che significa ricetta originale? Allora: la carne può essere o meno steccata, è un’antica tradizione. Spesso si steccava con il lardo (lardellata). Va cotto a fuoco lento per 4-5 ore (come è scritto in ricetta) I funghi c’entrano eccome: un piccolo pugno di funghi secchi. O, a volte, troverai nel tocco alla genovese, proprio funghi a pezzi (tuccu de carne e funzi)
Il fatto che tu ” ti ricordi” significa probabilmente che anche il tuo tocco è tradizione di famiglia… ogni ricetta, vedi, compie lunghi cammini 🙂
I funghi sono essenziali nel Tuccu alla xeneixe, i pinoli invece no, a piacere steccare la carne. Io ho provato a fare tutto come mi ha insegnato mia madre ma il gusto non mi pare quello: la cucina sente la mano del cuoco!
Mæ Lalla Lina, a faxeiva o tocco ciu` spettacolare e inimitabile de Zena. Ninte “steccatura”, ma un pittin de romanin tritou fin. Ninte pignoe, e i funzi secchi qualche votta, ma ben pochi. Oio de oliva sci`, ma non EV perché` troppo forte, un pittin de butiro sci`, e a moula d’osso quæxi essenziale. I savouei rosolæ intreghi e poi trituê con a mæža lunn-a, con grandiscima pažiensa e AMOU .
U profummo de o tocco de a mæ Lalla Lina! un ricordo indelebile in te a mæ memoia e in to mæ cœ !